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#4 Leggendo qua e là

In "La brambilla" si può leggere di una delle prime lettere inidirizzate al sindaco Giuseppe Agosti, nel 1906, da parte di un direttore di un cotonificio di Monza dove illustra il progetto ambizioso: " di deviare tutta l'acqua dell'Évançon a qualche km da Isollaz [...] per restituirla sul piano di fronte alla stazione di Verrès. Con tale salto svilupperebbe circa 6000 HP che destinerebbe a un'industria elettro-metallurgica ..."
Da "La brambilla", Ezia Bovo e Ezio Alliod, Musumeci editore, 2007; pagina 61


Essendo aspirante ingegnere energetico, leggendo qua e là, l'occhio mi cade facilmente sugli aspetti tecnici delle cose, andando a perdere molta della "magia" che permea le cose. Avendo studiato come imbrigliare i corsi d'acqua e sfruttarli per ottenere energia mi rendo conto di quanto audace fosse il progetto, considerando che a quel tempo , in quel di Verrès vi erano solamente 900 persone e tutte contadini. La manodopera come le conoscenze tecniche per sviluppare l'intero progetto andavano ricercate al di fuori della regione.

Con l'inizio della costruzione del cotonificio sul giornale locale difatti si poteva leggere:" Nous devons cet hereux événement, qui va donner une puissante impulsion à notre vie économique et sociale, à notre vaillant Conseil Communal[...] qui a pacouru les communes envirennantes afin d'obtenir des nombreux propriétaires la concession des terrains."
Da "La brambilla", Ezia Bovo e Ezio Alliod, Musumeci editore, 2007; pagina 65



Ancora più incredibile è scoprire come eventi Geopolitici che possano accadere in una realtà completamente differente dalla Valle d'Aosta, soprattutto da Verrès, possano influezare il paese.

"La filatura si riforniva della materia prima principalmente in Africa [...]. Solo negli anni 1956 e 57 la fornitura fu sospesa a causa della chiusura del canale di Suez in seguito all'attacco condotto all'Egitto da parte delle truppe israeliane che, il 29 ottobre 1956 avanzarono verso il canale. Il cotonificio si rifornì allora dalle coltivazioni del Perù. Le balle di cotone arrivavano a Verrès per mezzo della ferrovia e dalla stazione il cotone veniva trasportato fino allo stabilimento con carri trainati da cavalli, poi sostituiti da autocarri
Da "La brambilla", Ezia Bovo e Ezio Alliod, Musumeci editore, 2007; pagina 79


Incredibile come nel 1957 a Torino venga inaugurata la Fiat 500 e a Verrès ancora si preferisca il carro trainato.
Le balle di cotone


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#18 In cucina

Il tatà ha fattanze differenti in base che debba rappresentare un cavallo, una mucca o uno stambecco, ma ha sempre come filo conduttore il rappresentare un animale allevato in valle d'aosta. In effetti come gioco, prima di ogni altra cosa, il tatà doveva insegnare qualcosa ai più piccoli, ovvero prendersi cura degli animali che davano da vivere con i loro prodotti. Se si prende un tatà a forma di mucca e lo si associa alla cucina la prima cosa che si pensa, se si è veramente valdostani, è la fontina ! Se si passa in valle d'aosta, anche solo per una toccata e fuga, si è obbligati  a fermarsi e prenderne un pezzo perché nulla di quello che si può trovare in giro per il mondo e venduto come """fontina""" non eguaglierà mai il formaggio originale. È incredibilmente duttile ai fornelli e può essere impiegato veramente ovunque, vi lascio qualche ricetta .

#28 Protagonista

Come dice Giovanni Storti in "Chiedimi se sono felice" << Chi sa fare, sa capire>>. Quindi chi meglio di uno scultore di legno esperto di tatà può diventare testimonial di un tatà? Secondo il sottoscritto, nessuno. In valle sono molti gli esperti artigiani ma tra tutti il mio preferito è Enrico Massetto ; una vera e propria rockstar del tatà. Magari facendo uno spot stile Poltrone e sofà per pubblicizzarlo. Piero Massetto nel suo atelier. Se si fa attenzione si notano differenti tatà in fase di creazione Tatà fatto da P. Massetto 

#27 Il museo

Dato che il tatà è un gioco tradizionale farei un museo per i bambini più che per tutti. Un museo dove poter insegnare ai più giovani come farne uno, da dove nasce e come si è evoluto nel tempo in modo da unire la tradizione all'oggi attraverso i più piccoli. Una sezione del museo sarebbe per l'appunto l'atelier dove poterne fare uno. Molto probabilmente non in legno, ma perché no, con i Lego. Un'altra sezione sarebbe dedicata a tutte le varianti dei tatà e come differenti valli secondarie della valle d'aosta ne abbiano sviluppato differenti caratteristiche.