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Visualizzazione dei post da novembre, 2019

#23 Letteratura

Il tatà nella letteratura è difficile da scovare ma si riesce a trovare più facilmente il gioco da tiro. La letteratura inglese ne è ricca di riferimenti e ha anche varie poesie tra cui " The pull Toy " di A.E. Stallings pubblicata in Five points vol.14 no.3. Non c'è un vero perché scegliere questa e non altre;,come ogni poesia risveglia sentimenti personali e questa a me è particolarmente piaciuta; anche se devo ammettere che essendo in inglese forse non l'apprezzo a pieno quanto un inglese.

#22 Fumetti

Il tatà purtroppo è impossibile da trovare al di fuori della cultura valdostana di cui solamente negli ultimi decenni sta entrando nel mondo dei fumetti. Per trovarlo nei fumetti quindi bisogna ampiare la ricerca ai semplici giochi da tiro di cui il tatà fa parte. Sheldon Mayer - Best of DC #29, Complete 8-page Sugar & Spike Story "The New Pull-Toy" Original Art (DC, 1982) Qui il fumetto completo.

#21 Musica

Non trovando nulla sul tatà vero e proprio sono andato a cercare i giochi da tiro e ta-daaa .... Ho trovato Pulltoy dall'album Thunk! dei Vorn . Purtroppo troppo di nicchia, non ha una lyrics online; ciò nonostante il testo è abbastanza chiaro per chi capisce un po' di inglese.

#20 I brevetti del tatà

Da sempre il legno fa da padrone come materiale principale di un tatà; ma ciò che molti non pensano è la difficolta di preservare tale legno. Il brevetto n°   US3968276A   del 1974 di William R. Allen intitolato " Process for the preventetion of wood" è un esempio dei continui sforzi dell'umanità di rendere qualcosa dotato di un periodo di decadenza immutabile nel tempo. Un altro componente importante di un tat sono le ruote. Per ottenerle il più rotondeggianti possibile oggigiorno si usa un tornio meccanico. Il brevetto n°   US2003A    ruot del 1941 di N. Peters intitolato "Improvment in horizontal windivhlls" si tratta di un antenato del tornio moderno che sfrutta la forza del vento per far ruotare il pezzo di legno. A ogni rivoluzione del mulino consisteva mezza rivoluzione del tornio.

#19 Mus

Non è stato facile, ma ho scovato il tatà anche nell'arte! Le opere sono tutte dell'artista Mus , le ho trovate grazie al libro "MUS Mostra del centenario della nascita, Promotrice delle belle arti al valentino" di musumeci editore dove purtroppo sono indicate le tecniche e le date di realizzazione ma non dove sono conservate essendo un libro dedicato alla mostra tenutasi al parco del valentino dal 3 luglio al 3 agosto 1992.  Maternità 1952 olio su carta cm 102 x 75 La scena è intima, una mamma che allatta il proprio bambino, ma se si guarda appena sopra, sul caminetto, si scroge un tatà pronto per far divertire il piccolo non appena cresciuto.  Famiglia della Guida 1953 olio su compensato cm 80 x 62 In primo piano, come se facesse parte della famiglia stessa, si trova un tatà di dimensioni enormi rispetto al solito. La calza rossa 1950 olio su legno cm 60 X 40 La calza che si riempie con l'arrivo della befana il

#18 In cucina

Il tatà ha fattanze differenti in base che debba rappresentare un cavallo, una mucca o uno stambecco, ma ha sempre come filo conduttore il rappresentare un animale allevato in valle d'aosta. In effetti come gioco, prima di ogni altra cosa, il tatà doveva insegnare qualcosa ai più piccoli, ovvero prendersi cura degli animali che davano da vivere con i loro prodotti. Se si prende un tatà a forma di mucca e lo si associa alla cucina la prima cosa che si pensa, se si è veramente valdostani, è la fontina ! Se si passa in valle d'aosta, anche solo per una toccata e fuga, si è obbligati  a fermarsi e prenderne un pezzo perché nulla di quello che si può trovare in giro per il mondo e venduto come """fontina""" non eguaglierà mai il formaggio originale. È incredibilmente duttile ai fornelli e può essere impiegato veramente ovunque, vi lascio qualche ricetta .

#17 La nuvola

Non una forma a caso ma quella che ricorda il logo della valle d'aosta :

#16 La mappa

#15 Futuro

La specie umana è in cima alla catena alimentare perché sa adattarsi a ogni evento sviluppando nuovi idee e migliorando ciò che già è stato fatto. Il tatà non farà differenza, è si nato dalla tradizione, ma come tutto, se non ci si evolve si muore. Mi piace pensare che anche il tatà un giorno diverrà qualcosa di più mantenendo comunque sempre un occhio al passato. Il primo vero passo significativo sarebbe togliere le ruote per far spazio alla levitazione magnetica. Poter mettere un po' di tecnologia dei super treni a levitazione ridarebbe vita a un giocattolo ormai relegato a soprammobile. Molte industrie stanno sviluppando l'argomento levitazione tra cui la  ironlev  che appunto cerca nuove idee e partner per far conoscere il proprio brevetto.

#14 La simbologia del Tatà

Ogni gioco deve insegnare qualcosa in qualche modo. I videogiochi d'oggi come le trottole di un tempo; il Tatà non fa differenza come dice Perino Daudry in "Jeux et jouets de la tradition populaire": "In una società agro-pastorale i bambini avevano bisogno di giochi e giocattoli con cui imitare il lavoro e la vita dell'adulto. I semplici animaletti in legno erano più che sufficienti [...]". Il Tatà nasce già come simbolo, il dover insegnare il lavoro dei vecchi alle nuove generazioni. In un vecchio post accennavo al fatto che ormai il Tatà ha perso il suo scopo originale di giocattolo e ormai è diventato un simbolo di buon augurio nel nostro paese, ma purtroppo non sono riuscito a trovare nulla  in letteratura  che dia una spiegazione di tale evento.

#13 L'anatomia

Il tatà è un semplice giocattolo d'un tempo. Il cuore dell'oggetto, su cui ruota attorno tutto, è il corpo, fatto in materiali e forme diverse, ma sempre ben riconoscibile dai lineamenti dell'animale rappresentato. La seconda parte più importante sono le ruote, anche se non necessariamente devono esserci. Alcuni tatà più elaborati hanno anche un filo per essere tirati, ma è un dettaglio di soli pochi modelli.

#12 I materiali

Come detto in un precedente post , il tatà ha origini e tradizioni molto radicate. I materiali che lo compongono sono tradizionali. In origine era un vero e proprio giocattolo compagno di avventure che andava tirato e portato in giro. Il rischio di "capitombolare" era elevato e non poteva di certo essere fatto di materiali pesanti o fragili. Il tatà quindi nasce in legno , uno dei primi materiali lavorati dall'uomo eppure richiede tempo e fatica per imparare a lavorarlo come si deve. Negli ultimi decenni ha perso il suo vero scopo ed è diventato un ornamento e come tale ogni artigiano ha cercato di incantare e ammaliare con forme e materiali più elaborati tenendo sempre un occhio alla tradizione. Sulle bancarelle della millenaria  fiera di sant'Orso è possibile trovare tatà con il corpo fatto in: Legno Ceramica Pietra ollare Le ruote però sono sempre strettamente fatte in legno.

#11 Evoluzione

Secondo Pierino Daudry : " In una società agro-pastorale i bambini avevano bisogno di giochi e giocattoli con cui imitrare il lavoro e la vita dell'adulto. I semplici animaletti in legno erano più che sufficienti; non c'era la necessità di creare pezzi elaborati. Questi verrano più tardi con l'avvento dei giocattoli industriali "  Jeux et jouets de la tradition popoularire valdotaine, Région autonome de la Vallée d'Aoste, 1990 Il tatà quindi non presenta una grande evoluzione, le forme semplici provengono da ua profonda e ben radicata tradizione. Inizialmente il tatà nasce come semplice ramo. Dove esso andava a biforcarsi veniva tagliato formando due corna e delineando così le forme semplici di una mucca. Con il tempo lavori d'artigianato più ricercati hanno dato vita a forme più precise ed elaborate. L'ultima vera evoluzione saranno le ruote. [1] Giocattoli lignei dell'Antico egitto, in fondo a destra un tatà. Da questi e

#9 Nomi

Il Tatà deve il suo nome al patois, il dialetto francoprovenzale valdostano. Il nome deriva dal suono fanciullesco "taa-ta" usato dai bambini per indicare mucche, muli, cavalli o qualsiasi quadrupede tipico della zona. [1] Se si vuole capire come si possa chiamare in altre lingue bisogna cercare qualcosa che si avvicini il più possibile a descrivere l'oggetto vero e proprio dato che il nome viene dalla tradizione popolare valdostana e impossibile da tradurre. Francese : l'  animaux-jouets  [2] Inglese : Pull Toy [1]        fonte:  Jeux et jouets de la tradition populaire valdȏtaine, Pierino Daudry, edito da Région autonome de la vallée d'aoste. [2]        fonto:  Tatà, pouette, borioule..., a cura di Sandra Barberi e Perino Daudry, Tipografia Valdostana, 2004

#8 Tatà

Tra tutte le cose che si possono scegliere per rappresentare Verrès, a mio avviso, la più bella è il tatà. Non ha nulla di speciale di primo acchito, ma come tutte le cose ha una storia che va raccontata. Le tradizioni del paese purtroppo non sono state documentate come si dovrebbe nel tempo e ora sono ormai quasi perse. Ecco perché proverò a far invertire questo andamento. Tatà di Enrico Massetto

#7 Avengers

Non lo avrebbe mai detto nessuno, ma siamo la scenografia di un film! .... o per lo meno di una scena. In Avengers: Age of Ultron , film girato nel 2015 e diretto da Joss Whedon tra le varie location vi è Verrès. Locandina del film Scena del film sul ponte di Verrès

#6 Le origini

Per scoprire da dove deriva il nome del paese vi è bisogno di fare un salto temporale di qualche millenio nel passato, e ciò nonostante, non si è sicuri delle sue origini. Le prime fonti scritte che parlano dell'abitato provengono da la Tabula Peuntigeriana , l' Itinerarium Antonini e dall' Anonimo Ravennate dove viene indicato rispettivamente Utricio, Vitricium e Bitricium. Tabula Peuntigeriana, è possibile leggere Utricio nel centro sinistra, vicino alla mansio Augusta Praetoria (Aosta) Una tesi vuole che sia proprio Vitricium l'origine del nome Verrès. Si pensa che già all'epoca romana ci fosse una fabbrica di vetro sulle sponde del fiume della  mansio romana, il che spiegherebbe i numerosi reperti di vetro romano ritrovati in Valle d'Aosta e l'origine del nome Verrès che in francese vuol dire bicchiere. Diversamente secondo altri studiosi i differenti nomi del paese nelle tre carte romane fanno pensare a refusi di trascrizione dove la